1. L'arte di vincere
    Un'ottima fotografia al servizio di un punto di vista politico sul mondo sportivo

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    Un film di Bennett Miller. Con Brad Pitt, Jonah Hill, Robin Wright Penn, Philip Seymour Hoffman, Chris Pratt.

    Titolo originale Moneyball. Drammatico, durata 126 min. - USA 2011. - Warner Bros Italia uscita venerdì 27 gennaio 2012.


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    Gli Oakland Athletics sono una buona squadra di baseball che però non può competere con i budget stratosferici di squadre come ad esempio i New York Yankees. Quando al termine di una buona stagione il general manager Billy Beane si vede portar via i suoi tre migliori giocatori, la loro sostituzione diventa impossibile, soprattutto con i pochissimi soldi a disposizione. A questo punto però Beane incontra Peter Brand, giovane laureato in economia che gli dimostra come si possa costruire una squadra vincente basandosi sulle statistiche invece che sui nomi altisonanti. Beane abbraccia la filosofia del ragazzo e rifonda la squadra con nomi sconosciuti o apparenti scarti, lasciando basiti tutti i collaboratori degli Oakland Athletics, compreso l'allenatore Art Howe. All'inizio le cose non sembrano funzionare, ma pian piano il "sistema" messo in piedi da Beane Brand comincia a dare frutti insperati…
    L'idea giusta nell'uomo sbagliato. Così potremmo sintetizzare l'idea portante de L'arte di vincere, seconda regia di Bennett Miller presentata al Toronto Film Festival. Questa è la bellezza intrinseca del personaggio principale, Billy Beane, interpretato alla perfezione da Brad Pitt: un uomo che è stato sconfitto come giocatore dal sistema vigente nel mondo del baseball e che da dirigente tenta con ogni mezzo di cambiarlo quando ne vede la reale opportunità. Una figura tutt'altro che eroica quella tratteggiata dalla penna di Steven Zaillian e Aaron Sorkin e per questo molto interessante: Beane è ossessionato dal suo lavoro, anche nel successo continua inconsciamente a sentirsi uno “sconfitto” – non guarda mai le partite allo stadio, sente dentro di sé di non portare fortuna alla squadra – e lo spirito di rivalsa che lo attanaglia non è ben chiaro neppure a lui. La star, colonna portante del film, gli regala carisma e anche una certa dose di ambigua rabbia repressa, che ad esempio viene sfogata dal costante assaggiare ogni cosa che gli capita a tiro. Accanto a Pitt un efficacissimo Jonah Hill, dopo Cyrus nuovamente alle prese con un ruolo soltanto incidentalmente comico. Utilizzato con poca sapienza invece Philip Seymour Hoffman, eccessivamente sacrificato nella parte dell'allenatore Howe.
    L'idea di fondo de L'arte di vincere è molto forte, oseremmo dire “politica” nel senso inteso più ampio del termine,...

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    Last Post by KILLGArRA il 25 Jan. 2012
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